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“Andiamo velocissimi” – Intervista ai Gomma

di Andrea Provinciali

“Ora è tutto più a fuoco: chi viene a un nostro concerto sa chi siamo e cosa facciamo e questo è molto importante per noi.”

Se avete voglia di concerti in cui sudare, pogare e cantare a squarciagola, dove chitarra, basso e batteria sono in primissimo piano e si rincorrono a ritmiche folli, beh… allora non potete proprio perdervi una delle date dei Gomma.
La band di Caserta ha appena annunciato le tappe del tour estivo: se state organizzando le vacanze buttateci un occhio, che mare-sole-punk-birra rinfrescante è sempre una gran bella combo.

Il 25 gennaio scorso è uscito Sacrosanto (V4V Records – Peermusic), il loro secondo album a due anni di distanza dal fortunato esordio Toska. Dieci nuove canzoni che rivelano un’attitudine punk più marcata e maggiormente cupa, senza però perdere un grammo di quella filigrana pop che li ha contraddistinti fin da subito e che gli ha valso anche l’attenzione di un pubblico “altro”.

Ilaria, Giovanni, Paolo e Matteo sembrano aver portato a compimento un non facile percorso di maturazione che li ha resi più consapevoli dei propri mezzi e del contesto musicale in cui si muovono.

Due anni fa con il vostro debutto Toska si era creata una cosa strana intorno a voi: una sorta di hype che ha fatto sì che si avvicinasse ai Gomma anche un pubblico idealmente distante dal panorama punk, o che comunque non arrivava da lì, ma molto più vicino a certo indie pop italiano. Ed è stata una cosa più che positiva, a mio avviso: un’apertura verso la musica a 360 gradi, una qualcosa che purtroppo in Italia si è verificato raramente se non mai… è come se due anni fa ci fosse ancora la possibilità di una possibile “contaminazione” e interazione tra generi come cantautorato, pop, hip hop, trap e anche punk. Sto parlando dal punto di vista del pubblico, non degli addetti ai lavori. Cosa, poi, che secondo me invece si è persa un po’… facendo fare grandi numeri a tutti quei generi tranne che al punk. Come l’avete vissuta voi in prima persona quella sorta di “hype” e vi chiedo anche se la sentite ancora oggi quella vicinanza di un pubblico “altro”?

È stato strano. Da una parte tutta quell’attenzione ci ha aiutati a canalizzare l’attenzione di molte persone. Dall’altro si è creato un sorta di grande misunderstaning. Il pubblico ci ha identificato come una band “indie” (almeno, questo era il termine che veniva accostato a noi il più delle volte) e spesso ci siamo ritrovati in festival i cui cartelloni non c’entravano nulla con noi. Inoltre, ai primi concerti c’erano sicuramente più curiosi che fan e a volte (forse anche giustamente) si aspettavano altro da noi. Ora è tutto più a fuoco: chi viene a un nostro concerto sa chi siamo e cosa facciamo e questo è molto importante per noi.

Vi ho fatto la domanda precedente perché con Sacrosanto avete dato una svolta ancora più punk e cupa alla vostra musica, che ho apprezzato tantissimo, anche perché accompagnata da una maturità artistica evidente. Sembra quasi un manifesto di intenti, come mettere un punto e a capo, un modo deciso di dire “i Gomma sono questi, niente compromessi”. Ci ho preso?

Esattamente.

In passato avete aperto un concerto di Calcutta? Come è stata quell’esperienza? Lo rifareste?

Edo ci piaceva molto e continua a piacerci ma ci sentivamo un po’ fuori contesto. Magari no.

Che cosa è successo ai Gomma in questi due anni?

Tante, troppe cose. Ci siamo ritrovati a riflettere un po’ su noi stessi e sulla nostra “spiritualità”. Ci siamo trovati cambiati, con nostro stupore e abbiamo deciso che era il caso di consacrare la rinascita con un disco.

Dalle tematiche toccate dalle nuove canzoni quella che più emerge come nuova è la spiritualità, la religione. Si parla di Santa Messa, di santificare le feste… come mai?

Il cattolicesimo fa ancora da sottofondo alla cultura della società che viviamo, ma non volevamo concentrarci sulla religione in senso stretto. Tutto il discorso di Sacrosanto ruota attorno a una sorta di maturazione interiore e all’importanza che abbiamo deciso di attribuire a questo cambiamento.

Poi sì, c’è la rabbia, il senso di colpa, l’inadeguatezza, la nostalgia, relazioni sentimentali finite male… toccate tematiche forti come il suicidio in Tamburo. Tutto ciò senza mai sembrare né retorici né gratuiti nei testi. Come avviene la scrittura delle liriche?

Alcuni pezzi sono stati scritti da Ilaria, altri da Giovanni, altri ancora insieme. Ci siamo lasciati molta più libertà reciproca e soprattutto ci siamo imposti come sempre di trattare solo temi che ci riguardassero direttamente e in modo profondo. Non c’è una formula. Vivi qualcosa che ti porta a ragionare e decidi di restituire quelle sensazioni agli altri.

Altra cosa che ho apprezzato tanto è il modo nuovo di cantare di Ilaria: più consapevole dei propri mezzi ed in grado di sfruttare un ventaglio più grande di soluzioni vocali. Quanto hai lavorato sul canto e a chi ti sei ispirata – sempre che ci sia un riferimento?

Ilaria: In realtà non c’è un riferimento, né c’è stata una preparazione vocale; non ho lavorato affatto sulla voce, non ho preso lezioni come molti credono né mi sforzo affinché esca in questo modo. Semplicemente è molto cambiata per l’inesperienza del primo anno di tour, in cui strillavo senza remore, tuttavia è una cosa sbagliata e dannosa, col tempo ti viene spontaneo cercare delle “tecniche”, se così possiamo chiamarle. Poi viene il discorso dell’identità vocale, che è una cosa che credo abbia sviluppato col tempo, il cercare un modo di cantare che in primis mi fosse comodo, ma che mi piacesse pure.

Dal punto di vista musicale, invece, quali sono state le influenze? Anche qui avete fatto passi da giganti in avanti sia per quanto riguarda le strutture delle canzoni ma anche per una produzione in grado di mettere in risalto i vostri punti di forza. Colgo qui l’occasione per complimentarmi per l’accelerazione punk di Come va, Paolo?, che secondo me dal vivo sarà potentissima.

Per lo più colonne sonore di film horror/thriller anni ‘70/’80; ad esempio quelle di Riz Ortolani per Fulci, di Morricone o di Gianni Ferrio.
P.s. Grazie, andiamo velocissimi.

Nonostante abbiate rafforzato la ruvidezza punk dei brani, dandogli addirittura una mano di vernice ancora più scura, io continuo a sentirci anche una componente pop, forse ancor più accentuata rispetto a Toska. Pop nel senso che può arrivare a chiunque, forse è proprio per le linee vocali ben congegnate da Ilaria e mai respingenti. Secondo me – ed è anche la mia speranza – avete tutte le carte in regola per determinare il contesto musicale italiano. Quanto c’è di pop nei Gomma?

Di premeditato nulla. Sta di fatto che non abbiamo mai voluto chiuderci in una nicchia. Se la nostra musica riesce ad arrivare a più persone per noi è solo un motivo di felicità e soprattutto ascoltiamo un sacco di roba, per questo spesso ci piace entrare anche a contatto con ambienti leggermente diversi da quelli a cui siamo abituati.

Tosca era pieno zeppo di influenze letterarie e cinematografiche. Quali sono quelle di Sacrosanto?

In effetti ti abbiamo già risposto un po’. Tutto il filone di genere indagine/horror italiano. Consigliamo Cosa avete fatto a Solange di Dallamano (con la colonna sonora di Morricone).

“Parlare di sessismo oggi dovrebbe essere anacronistico; eppure non lo è.”

Soprattutto lo scorso anno in Italia sono stati finalmente denunciati problemi di sessismo nel panorama musicale italiano. Che ne pensate di tutto ciò?

Parlare di sessismo oggi dovrebbe essere anacronistico; eppure non lo è.

In questo periodo storico che stiamo vivendo il rock non sembra passarsela particolarmente bene. Soprattutto gli adolescenti sembrano quasi tutti sintonizzati su frequenze hip hop, trap e pop. Che ne pensate dell’attuale stato di salute del panorama musicale del nostro paese?

Continuano ad esserci cose apprezzabili e cose meno apprezzabili, come sempre. Non ci interessa la forma con cui viene prodotta la musica. Che siano chitarre o computer. Ci interessa la sostanza.

Domanda di rito su TinalZine: quali sono le vostre canzoni d’amore che preferite o che odiate?

Ilaria:

 

Matteo:

(This Is Not) Boys Don’t CryThe Cure
graphic remake by Massimo Pasca

Paolo:

 

Giovanni:

(This Is Not) L’ultima volta che la vidiPiero Ciampi
graphic remake by Francesca Nicolosi

 

(This Is Not) SobborghiPiero Ciampi
graphic remake by Paolo Bacilieri

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