Descrizione
There is a light that never goes out – 4:02
The Smiths, 1986
“All’altezza del capolinea del 16 cominciava la salita e Aidi era impegnata a guidare, e lui sentiva che erano veramente una cosa sola, il petto contro la sua schiena e le mani sui suoi fianchi. I capelli le uscivano dal casco e al vecchio Alex era venuta in mente quella canzone degli Smiths, There is a light that never goes out”: così, per tanti di noi tra quanti ancora non l’avevano sentita, venne fuori la storia del bus a due piani cantato da Morrissey, il bus che avrebbe dovuto investirci, prepotente eppure provvidenziale. Da quel momento guidare di notte in giro per la città, recitando la parte Struggente dell’amante dilacerato, ha assunto un significato pieno, definitivo, tanto che a sentirla ancora There is a Light That Never Goes Out, a partire dallo stacco iniziale risveglia – come fosse un riflesso di Pavlov tenero e inevitabile – vecchie storie, e torna buona per quelle nuove. Ribolle il basso di Andy Rourke, e sugli archi elaborati da Johhny Marr si insinua Morrissey, fino alla fine, fino alla fine, in dissolvenza. Originariamente su The Queen is Dead, il brano venne ripubblicato singolo al principio degli anni Novanta.
erbalupina
Ale (erbalupina) fabbrica mostri a tempo indeterminato. Di solito disegna animali un po’ deformi, erbacce, bambini, amore e altre cose spaventose piene di denti, senza troppa tecnica né soldi, cosa che la rende particolarmente attenta al riciclo e riuso dei materiali. è animalista perché fondamentalmente misantropa e crede seriamente che i cani siano persone mera- vigliose. Scrive piccole storie e le semina in giro, su blog, muri e fanzine underground. Le sue influenze spaziano da bim bum bam a Lynch, più svariati Gb di ram mentale occupata da nerdate. Si autocolloca tra i massimi esponenti dell’Esistenzialismo Alcolico, le piace rubare la frutta nei campi in bici, e da grande vuole fare lo zombie.